Cassino, Garigliano,
2° ed. 1994 - p. 564

Storia della letteratura italiana

Si riporta uno stralcio del brano conclusivo del volume.

Storia della letteratura italiana - di Antonio Piromalli

 

 
     

 

 

Le mutazioni politiche e sociali sono state universali negli anni Ottanta. La caduta del muro di Berlino, la dissoluzione del mondo sovietico, la rinascita delle lotte per le nazionalità e le etnie hanno avuto profonde conseguenze culturali. In Italia la fine del regime democristiano che aveva avuto i suoi sostegni in alleati di comodo ha messo in luce le false ideologie che servivano da paravento a interessi affaristici. La narrativa successiva alla morte di Pasolini non ha rivelato la sensibilità profetica di lui.[..] La reazione a ciò che è accaduto nel mondo è scarsa o inesistente. C'è il tentativo (favorito dall'industria culturale) degli scrittori di uscire dal terreno consueto per essere visti, uditi, letti (secondo la perversa legge del mercato), di diventare attori (o vittime) dei processi di orientamento del consenso. Non vale la pena di soffermarsi sui casi numerosi in cui scrivere vuoi dire esibirsi perché l'esibizione è prevaricazione antidemocratica e anticulturale. La telecrazia politica al governo della nazione è antiegualitaria.

Importa sottolineare la caduta delle ideologie e delle poetiche quali strumenti capaci di scavare nel razionale. Il risultato è un imperante manierismo, una pasticceria di termini impropri, non pertinenti, astorici e di pseudo concetti. Le contaminazioni delle angosce senza dramma, delle ambiguità, dei rovesci avvengono in un clima di consapevole putrefazione e di stanchezza. La passione ideologica non dà calore al verbo delle avanguardie, la lingua della letteratura è quella piatta della comunicazione quotidiana, le lingue laterali hanno perduto vigore perché la vera passione minoritaria dei valori e delle radici è caduta. Prevale in tutto il combinatorio, prevale la struttura con moduli di vario colore (intrigo, tempi e luoghi diversi, storia lontana, letteratura raffinata, biblismo ecc.)… C'è un pubblico della società di massa che attende nella sua varietà la quota parte di abilità letteraria dello scrittore che gli è dovuta (come una confezione di un mercato aziendale) ma ciò non avverrebbe se il pubblico del manierismo di massa fosse educato all'impegno civile, morale e non, invece, all'ossequio verso una politica industrial-consumistica in cui tutte le maschere trovano posto.

Questo gioco con le parole è il vecchio gioco del letterato formalista che salta sempre sul carro del vincitore, vecchio gioco che si rinnova in grande con i mezzi di comunicazione ridondanti e violenti. Una delle linee della storia letteraria da noi tracciata è quella che indica i trasformismi del vecchio letterato; l'altra è quella che indica ed esalta (chi scrive per la scuola non può non additare, con la forte mente, "il forte animo") gli intellettuali le cui ragioni sono anche nella costanza dei sentimenti verso l'umanità.