IL NOME IGNOTO


Tornare a quei rampari è un sottile supplizio,
un profumo sottile di cosa che non esiste
ma sopravvive, un'essenza che alita come indizio
e non dà pace: un sorriso, un'ombra che resiste.

Vivere per mesi, giorni e notti, in urna di cristallo,
sulle mura; udire i soffi di vento svariante sui pioppi,
sepolti nell'erba verde, ascoltare i folti galoppi
tra acque e foglie di San Giorgio a cavallo.

Vedere sorgere e cadere Orse, Luciferi, Carri,
silenzi di sogni, fuori da quando, da dove, da come,
vivere di luna sorgente e calante, gli sbarri
del Po al ponte, senza avere mai conosciuto
[il tuo nome.

Così fu; dove i pioppi finiscono ai rampari
traspare il tuo sorriso sopra l'erba e le croci;
ma tutto è lontano e triste come una perduta cosa:
il tuo nome non esiste neanche nella Certosa.


 

Rimini, 27 luglio 1995