SALUTO AGLI AMICI

 

 

E come avrei potuto partire
senza salutarvi,
restando muto
a un cantone di biblioteca
o in un letto di ospedale,
amici abili alla vita dura,
amici del tempo della guerra-naufragio,
poi del tempo dell'utopia?


La nostra vita è stata sospesa
in mezzo al secolo
tra una tirannide nera
e tante bianche (germanizzanti,
polonizzanti)
che si benedicevano a vicenda,
reciprocamente
e che oggi si quotano, si vendono
e per saecula saeculorum.


Non ti ricorderai, Italia,
delle conchiglie dell'avvenire,
dei cresimati col coraggio,
delle trombe d'oro della verità:
e dall'ultima striscia di via,
dall'ultimo anelito
sono io che vi presento le armi,
a voi, sconosciuti eroi solitari
e dispersi,
per la vostra poesia.


Rimini, 5 dicembre 1994